L’arnica, dono del Sole

Ci troviamo ora, dal punto di vista astrologico, sotto l’influsso del segno del Leone, governato dal Sole. Per questo motivo, ho pensato di dedicare un articolo all’arnica, pianta solare per eccellenza che tra luglio e agosto colora i pascoli di alta montagna con i suoi capolini giallo aranciati. Ignota alla letteratura erboristica antica ma certamente conosciuta dalle popolazioni alpine, che da sempre ne apprezzano le virtù antiecchimotiche, l’arnica venne citata per la prima volta dalla mistica tedesca Ildegarda di Bingen (1098-1179), che si occupò di medicina naturale in opere come “Cause e cura dell’infermità”.

Il Sole è fonte di vita, amore e calore; per questa ragione, gli antichi lo identificavano con il cuore: finchè il Sole splende, e fino a che i cuori degli esseri viventi continueranno a battere, la vita sulla Terra non smetterà di sbocciare.

C’è un libro, credo unico nel suo genere, in cui si sottolinea l’influenza che i pianeti esercitano sulle piante officinali: si intitola “Erboristeria planetaria” ed è stato scritto da Ferdinando Alaimo per le Edizioni Hermes. A proposito delle piante che subiscono in particolare l’influsso astrologico del Sole, l’autore afferma:

«Tutte le piante, dunque, sono solari, come tutti gli uomini hanno un cuore, ma in alcuni e in alcune piante la cosa è più evidente, come se ne fossero più segnati. Fra gli umani, dove la capacità di discernimento e di individuazione è più forte, l’Io del cuore viene quasi sempre oscurato da un altro ego che attiene alla mente. Questo oscuramento può causare dei problemi, lo si sa fin dai tempi di Lao Tze:

Chi si tiene sulla punta dei piedi, non sta in equilibrio.
Chi stende le gambe, non cammina.
Chi mette se stesso in luce, non risplende.
Chi troppo stima se stesso, non eccelle.
Chi innalza se stesso, non sta in alto.”

(Tao-Te-Ching)

L’equilibrio che noi possiamo mantenere su un piedistallo non è dei più stabili e presto o tardi, se non ne scendiamo consapevolmente, da quel piedistallo dovremo cadere».

«Se, dunque – continua Alaimo – siamo caduti dal piedistallo del nostro ego e siamo andati a sbattere contro la dura realtà, se abbiamo smarrito il contatto con il nostro centro solare e ci siamo fatti del male, l’arnica ci può aiutare. Nel punto dell’impatto i liquidi del nostro corpo sono accorsi a creare un cuscinetto protettivo e riparativo, si è formato un ematoma, abbiamo subito un trauma. A livello psichico una bolla di paura si è interposta tra noi e il mondo, le sue asperità. Ci muoviamo allora fin troppo circospetti e spesso ancor meno in contatto con il nostro centro interiore, con il sé. […] L’arnica ci rammenta il nostro sole interiore, riattiva il calore interno e lo fa circolare in tutto il corpo; allora, con azione centripeta, i liquidi dell’ecchimosi vengono riassorbiti, dissolti nel più ampio circolo sostenuto da un cuore ben funzionante. Allora riprendiamo cuore, coraggio, e anche il trauma psichico della caduta, la sua bolla fredda di paura e di depressione, si dissolve come l’ombra alla luce del Sole».