Questione di Karma

Sto leggendo un libro intitolato “Le leggi karmiche”. L’autore, Douglas Baker, molto noto al pubblico di lingua inglese, è una delle figure più eminenti nel campo delle scienze esoteriche. Al suo attivo vi è un’opera costituita da un’ottantina di libri, che coprono quasi ogni aspetto di questa affascinante materia.

Mi interrogo spesso sui concetti di “karma” e di “destino”: che cosa sono? In che modo agiscono? Sono delle forze del tutto vincolanti o possono essere, in qualche modo, “aggirati”? Secondo quella che è la mia percezione, il karma assomiglia molto ad una prigione senza sbarre, dalla quale è praticamente impossibile evadere. Può sembrare una visione pessimistica, ma credo che non sia molto lontana dalla realtà. Siamo noi stessi, però, a creare il nostro karma: non ha senso, quindi, recriminare per gli avvenimenti spiacevoli che si manifestano nella nostra vita. Molto importante, in tale ottica, è il concetto di “responsabilità”. Per quale motivo, però, può accadere che le conseguenze di un comportamento in grado di generare karma emergano solo a distanza di molte vite? Ciò avviene perchè l’Universo ha dei tempi che non coincidono con quelli di una singola esistenza umana: alle anime giovani, portatrici di un pesante karma, è concesso di attraversare molte incarnazioni, in ciascuna delle quali devono sopportare solo una piccola parte del karma totale; alle anime più evolute, invece, può succedere di dover ripagare in maniera molto rapida il proprio karma.

L’argomento è complesso ma viene esposto in maniera molto chiara da Douglas Baker. Nelle prime pagine del libro citato, l’autore afferma:

«Colui che partecipa da protagonista al corso degli eventi, assume su di sé maggiori responsabilità e maggiore è il karma che deve sopportare, buono o cattivo che sia. Infallibilmente e precisamente, la natura stabilirà la retribuzione per ciò che egli ha fatto, ed equanimemente darà la ricompensa o la pena. Tutti i grandi istruttori, H. P. Blavatsky, Alice Bailey, Edgar Cayce e gli stessi Maestri, sono soggetti a questa legge. Il karma non è fatalismo, ineluttabilità, nemesi. Esso dipende da noi. L’uomo è artefice e giudice di se stesso. […] Questa dottrina è molto antica, ed è conosciuta da tutte le religioni e da tutte le filosofie del mondo. Essa è anche diventata uno dei postulati fondamentali della scienza moderna. Se si lancia un sasso nell’acqua di un lago, si formano delle increspature sulla sua superficie, che si espandono fino a raggiungere la riva. La scienza moderna ci dice che queste increspature generano delle vibrazioni in tutto quello con cui vengono a contatto, estendendosi, così, all’infinito. Ad ogni passo di questo processo, ad ogni azione corrisponde una reazione da parte della miriade di particelle atomiche interessate.

Il karma non va assolutamente confuso con il fatalismo o con il caso. Al contrario, alla sua base vi è il concetto di Libera Volontà, in quanto un’entità che dà inizio ad un movimento o ad un’azione, sia essa di natura spirituale, mentale, emotiva o fisica, si assume la responsabilità di tutto ciò che ne consegue. Gli effetti di ogni azione, prima o poi, si riflettono su chi l’ha generata. Dal momento che tutto è unito e collegato a tutto il resto, e che nulla è separato da ciò che lo circonda, ogni entità viene influenzata, in misura maggiore o minore, da tutte le altre entità. Ma solo l’entità che è la causa prima di una certa catena di eventi, ne porta la responsabilità morale, nel vero senso della parola “morale”. […] Siamo tutti responsabili del nostro karma, tanto sicuramente quanto lo siamo di ogni nostro debito. Ma quanto più aumentano le nostre responsabilità, tanto più siamo tenuti a rispondere di esso: le nostre responsabilità crescono proporzionalmente alla nostra crescita spirituale. La crudeltà in un animale non produce alcun karma, mentre la crudeltà in una persona di medio sviluppo ha le sue conseguenze. Quando raggiungiamo lo stadio del discepolato, la crudeltà, non importa se in pensieri, in azioni o in parole, è quasi intollerabile, e genera un karma molto pesante».

Il Maestro

Se siete insegnanti, educatori, sacerdoti o divulgatori spirituali, appuntatevi bene in mente quanto afferma Douglas Baker in proposito: «Anche il più umile insegnante deve assumersi il karma per ciò che insegna. Forse il motivo di questo si può meglio comprendere se consideriamo che l’insegnamento è una forma di seduzione a livello mentale ed emotivo, e che le azioni, i pensieri e persino gli impulsi spirituali del pupillo possono essere modificati definitivamente, dopo che questi è stato esposto ai nostri insegnamenti. Come insegnanti non possiamo non fare degli errori, dannosi per gli studenti, ed anche noi, prima o poi, ne verremo a soffrire. Tutti noi siamo perciò, più o meno, figli del sacrificio».

Questa dottrina dovrebbe essere di conforto per la mente umana, poichè afferma che l’uomo può (e deve) essere l’artefice del suo destino; lavorando in armonia con le energie della Natura, egli può – secondo quanto afferma Baker – creare insieme ad essa, come fanno gli dei.

Ciò è sicuramente vero. Se crediamo nel karma, tuttavia, dobbiamo necessariamente credere anche nel destino, ed è innegabile che, almeno in alcuni casi, il destino possa essere veramente molto costrittivo. E’ possibile sfuggire, in qualche modo, al destino? Io credo di sì, anche se questa opportunità può essere colta solo da un numero infinitesimale di individui. Come sosteneva il Maestro Gurdjieff, un risultato così straordinario può essere conseguito esclusivamente tramite il dispiegamento di una Volontà sovrumana, che non deve essere confusa con la volontà comunemente intesa.

Per quanto mi riguarda, sono forse ben lontana dallo sviluppare quella Volontà con la V maiuscola di cui parlava Gurdjieff. Qualche tempo fa, tuttavia, ho fatto un sogno nel quale mi si diceva che la data della mia “dipartita” non era ancora stata scritta: un messaggio di questo tenore vorrà pur dire qualcosa, no?