Una carta per l’Autunno

Quest’anno, l’Equinozio d’Autunno cadrà il 23 settembre, precisamente alle ore 1:54 del mattino: l’equinozio, infatti, è il momento preciso in cui il Sole si trova allo zenit dell’equatore della Terra, cioè esattamente sopra la testa di un ipotetico osservatore che si trovi in un punto specifico sulla linea dell’equatore. E’ esattamente in questo istante (che nel nostro emisfero cade tra il 22 e il 23 di settembre) che l’estate astronomica cede il passo all’autunno. Il giorno dell’equinozio d’autunno è uno dei due soli giorni all’anno – l’altro è quello dell’equinozio di primavera – in cui si dice che le ore di luce e quelle di buio abbiano identica durata. In realtà, ciò non è del tutto esatto: infatti, a causa del fenomeno della “rifrazione atmosferica”, noi vediamo il Sole per qualche minuto prima che effettivamente sorga; nel giorno dell’equinozio, pertanto, il periodo diurno sopravanza ancora di qualche minuto quello notturno, mentre la perfetta coincidenza dei due periodi viene a crearsi alcuni giorni dopo.

Legato alla fine dell’estate e all’ultimo raccolto delle messi, l’equinozio d’autunno veniva festeggiato in molte culture antiche, da quella nordica e druidica fino a quella greco-romana. Nel calendario agricolo contadino, purtroppo, poco o nulla è rimasto delle ritualità autunnali: è necessario aspettare il primo di novembre per ritrovare uno degli antichi riti di passaggio rurali e pagani, quello che noi chiamiamo Ognissanti e che presso i Celti era noto come Samhain.

Presso questi antichi popoli, l’equinozio d’autunno veniva festeggiato con il nome di Mabon, il giovane dio della vegetazione e dei raccolti. Figlio della Dea Madre Modron, fu rapito tre notti dopo la sua nascita e imprigionato per lunghi anni negli inferi, fino al giorno in cui venne liberato da Re Artù. A causa del suo soggiorno nell’oltretomba, che corrispondeva al grembo della Dea Madre stessa, Mabon rimase giovane per sempre.

Il rapimento del dio Mabon è l’equivalente celtico della vicenda di Persefone che, nell’antica Grecia, veniva celebrata tramite i Misteri Eleusini: questi riti rievocavano appunto il rapimento di Persefone, figlia di Demetra – dea delle messi e dei cicli vitali della terra – da parte di Ade, dio degli inferi. Secondo il mito, Persefone divenne sposa di Ade e dunque regina dell’oltretomba. La madre Demetra, che prima di questo episodio procurava agli uomini interi anni di bel tempo e di raccolti, reagì disperata al rapimento, scatenando un durissimo inverno che sembrava non avere mai fine. Grazie all’intervento di Zeus si giunse, però, ad un accordo: Persefone avrebbe trascorso sei mesi con il marito negli inferi e sei mesi con la madre sulla terra. Da quel momento in poi, Demetra accolse con gioia il periodico ritorno di Persefone sulla Terra, facendo rifiorire la natura in primavera e in estate.

Le quattro stagioni

In entrambi i miti, quello che viene ciclicamente rivissuto ad ogni autunno è il sacrificio del dio (o della dea) che, dopo l’abbondanza e le gioie vissute in primavera e in estate, è costretto a morire a se stesso e a declinare nel buio della Terra.

Anche per la cristianità, l’equinozio d’autunno è importante: lo si lega, infatti, alla figura di San Michele, l’angelo guerriero – il cui onomastico si festeggia il 29 settembre – che, riuscendo a gettare Lucifero negli inferi, separò la luce dall’ombra e quindi il bene dal male.

Nella tradizione iniziatica questo periodo dell’anno, nel quale la separazione tra ciò che è visibile e ciò che è invisibile si assottiglia sin quasi a scomparire, rappresenta un momento ideale per rivolgersi al proprio interno e per meditare. Per questo motivo, ho deciso di estrarre una carta sulla quale riflettere durante la stagione che sta per fare ingresso nelle nostre vite. Ho inaugurato, così, un meraviglioso mazzo intitolato “Wisdom of the Golden Path”, ideato dall’australiano – ma dalle chiare origini italiane! – Toni Carmine Salerno e realizzato da un grande artista cinese, Yuehui Tang. La carta che ho estratto afferma: “I am Truth”, ovvero “Io sono Verità”.

Verità

Ogni volta che rifiutiamo, per paura o per opportunismo, di esprimere la nostra verità interiore, facciamo a noi stessi più male che bene. Non dobbiamo temere, dunque, di dare ascolto al nostro cuore e di comunicare in modo chiaro ciò che pensiamo sia giusto per noi. Così facendo, diventiamo sempre più coraggiosi ed indipendenti dal giudizio altrui; soprattutto, compiamo un passo fondamentale per la nostra evoluzione. La Verità non potrà mai fare del male a nessuno, anche se molti sono convinti del contrario: di fronte ad una rivelazione è possibile provare sgomento per qualche istante, ma questo scossone iniziale è soltanto il necessario preludio di una futura, grande liberazione per tutte le persone coinvolte.