I colori della cooperazione

Ho già avuto modo di parlare di “Ritorno al Cuore”, un delizioso libricino scritto da Niccolò Branca – nome che, probabilmente, non vi dirà alcunchè. Sulla copertina del libro c’è scritto che l’autore, Presidente e Amministratore Delegato della Holding del Gruppo Branca International SpA, a partire dai primi anni Novanta si è dedicato alla pratica meditativa, fino a decidere di integrare una dimensione umanistica all’interno della propria leadership imprenditoriale. Soltanto leggendo il capitolo dedicato al mese di Ottobre – il libro è suddiviso in dodici sezioni, una per ogni mese dell’anno – ho capito, però, chi si “nasconde” dietro il nome di Niccolò Branca. L’autore parla di sé e della propria realtà imprenditoriale all’interno di un discorso più ampio, incentrato sulla cooperazione come modello da riscoprire rispetto a quello della competitività sfrenata. Il pensiero di Branca è insolitamente illuminato, in un Paese (strano) come il nostro, dominato dalla paura e dall’egoismo anche nell’ambito della gestione del lavoro, dipendente o autonomo che sia: i lavoratori, infatti, non sono considerati una risorsa, ma più che altro un costo, praticamente un male necessario. Credo sia questa la vera crisi che ci soffoca: una profonda crisi morale, di cui quella economica è solo il corollario. Vi invito perciò a leggere, qui di seguito, le parole di Branca a proposito dei “colori dell’interdipendenza”. In tal modo, scoprirete anche chi si cela dietro questo misterioso imprenditore-scrittore-praticante di meditazione…

«Che relazione ci può essere tra il concetto di interdipendenza e una ciminiera? Tutto è cominciato con una semplice riflessione sulla ciminiera di cemento che sovrasta il nostro stabilimento di Milano. Questo manufatto così comune nell’architettura industriale, ha davvero notevoli dimensioni – pensavo – perciò finisce con l’avere un innegabile impatto nello skyline della città. E allora, perchè non fare in modo che si noti soprattutto per la sua bellezza e non solo per la sua imponenza? Perchè non offrire ogni giorno un tocco di colore e di gioia ai cittadini che guardano nella sua direzione? E’ così bello, aprendo le finestre al mattino, iniziare la giornata con un sorriso ed esprimere la propria gratitudine di essere al mondo… Questo è stato il pensiero iniziale che ha mosso tutto e, nel giro di qualche settimana, la nostra ciminiera si è trasformata in una straordinaria opera di street art. Oggi, con i suoi 55 metri, è il murale più alto d’Italia e uno dei più alti d’Europa. La sua decorazione è stata affidata al collettivo milanese Orticanoodles, duo di street artist di fama internazionale originari del quartiere milanese dell’Ortica. […] Ma il progetto è anche un’opera di pittura collaborativa. Tutti i collaboratori, infatti, hanno contribuito a dipingere le radici colorate che sul muro sottostante la ciminiera arrivano fino a terra. Poi hanno firmato l’opera e vi hanno aggiunto delle scritte.

Mi ha fatto enormemente piacere vedere tutto questo. Il risultato simboleggia fortemente il significato dell’interdipendenza, perchè è proprio dalla tenacia, dall’entusiasmo e dall’intreccio delle azioni di noi tutti che nasce l’energia vitale dell’azienda.

Credo fermamente nel valore dell’interdipendenza. Ognuno di noi è legato a tutto il resto. Se guardo un bicchiere di Fernet Branca ci vedo dentro l’universo. Ci vedo la pioggia, il sole, le nuvole, il vento, le stelle, la luna, le stagioni, la terra, i minerali, le erbe e le radici, gli esseri umani che hanno coltivato queste piante, chi le ha essiccate e lavorate, chi le ha trasportate. Ciò che noi chiamiamo zafferano, aloe, mirra, cannella, contiene tutte queste sfaccettature della realtà e, se mancasse anche uno solo di questi elementi, non esisterebbe in alcun modo. […] Io stesso, se mi osservo, sono consapevole di essere al mondo perchè esiste l’essere umano, il sole, la pioggia, le nuvole, la terra e qualcuno che coltiva e raccoglie i suoi frutti. Se non ci fosse tutto questo, nemmeno io esisterei. Ogni essere umano è la componente integrante di un tutto. […] Poche persone però ne hanno consapevolezza. Siamo poco consapevoli di questo perchè molto spesso siamo mossi dall’Ego e da un senso di individualismo, derivato anche dai condizionamenti culturali, che purtroppo in noi italiani è estremamente accentuato. Per distaccarci efficacemente, dobbiamo maggiormente focalizzare la nostra attenzione sul valore del Noi anziché su quello dell’Io. Non intendo però biasimare in toto il significato dell’Io. L’Io fenomenico, infatti, è ciò che ci permette di interagire con il mondo, di sperimentare la meraviglia della realtà attraverso i sensi. Ma dobbiamo anche imparare ad andare oltre, ed essere consapevoli che l’Io fenomenico è una convenzione! Dobbiamo imparare a osservarci con aperta lucidità: posso essere così, posso avere questa vita, non perchè sono più intelligente, più bravo, più astuto, ma perchè c’è un’infinita cooperazione intorno a me che contribuisce a creare ciò che io sono e ciò che costituisce la mia vita».

Fernet e ciminiera Branca