Cosa vogliono veramente le donne?

Il 4 dicembre scorso ho pubblicato sul blog un “articolo-indovinello” nel quale vi invitavo a riflettere su una questione piuttosto scottante, ovvero: “Che cosa vogliono, in realtà, le donne?”. Sono ora pronta a svelarvi il segreto. Vi prego di considerarlo il mio regalo di Natale per voi: benchè si tratti di una verità scomoda, che – sono pronta a scommettere – non verrà apprezzata da alcune lettrici, resta comunque una verità che merita di essere compresa.

Il racconto di cui vi parlavo nell’articolo del 4 dicembre, e che contiene la risposta che cerchiamo, s’intitola “La 1002sima fiaba: cosa vogliono in realtà le donne”; è inserito in un libro molto originale, “La Luce di Sirio e altre storie di Tarocchi”, scritto da un’autrice – italiana, presumo – che si presenta con lo pseudonimo di Marilyn Kunrow. Il libro in questione è una raccolta di 22 storie, ognuna delle quali dedicata a un Arcano Maggiore. La storia che ci interessa è associata all’Imperatore, Arcano IV. E’ un racconto abbastanza lungo: ho deciso, quindi, di riportarne fedelmente il testo, limitandolo però ai passi essenziali. La parola all’autrice:

«Tutti conoscono le 1000 e una notte. Molti autori nei secoli hanno presentato varie versioni della 1002sima fiaba, ma ve n’è una che, sebbene sicuramente presente nelle raccolte più antiche delle 1000 e una notte, non viene mai citata. E la ragione è che cela un terribile segreto. O meglio, una realtà che è sotto gli occhi di tutti ma di cui non si voleva e non si doveva parlare (e che anche oggi in Occidente si preferisce ignorare). Ma noi non abbiamo paura dei segreti, quindi ecco qui la 1002sima fiaba di Sherazade, nella sua versione più antica e segreta:

Sherazade❤ Mi viene in mente, o re felice, che al tempo in cui il califfo Harun al-Rashid regnava sui Musulmani e vi era una grande prosperità per tutti i credenti, accadde al sovrano di innamorarsi perdutamente di una fanciulla di nome Zubaida. Era costei dotata di tale bellezza che avrebbe potuto dire alla luna “Ehi, togliti dal cielo che quello è il mio posto!”. Ma non era solo bella, era anche intelligente e colta, suonava tutti gli strumenti musicali, danzava meravigliosamente, cantava con una voce così dolce e melodiosa che avrebbe potuto incantare persino un usignolo in volo e fra le braccia del califfo era ardente come il vento del deserto. Il califfo era talmente innamorato che, per passare il suo tempo con lei, trascurava tutte le altre donne dell’Harem e persino la regina, la quale un giorno, ingelosita dalla passione del consorte per la fanciulla, la invitò nei suoi appartamenti offrendole dolciumi e bevande allo scopo di conoscerla e capire il suo segreto. Ma persino lei ne rimase talmente affascinata dal dire “Capisco perché mio marito abbia perso la testa per costei… è veramente piena di ogni virtù”.

Le cose erano a questo punto, quando un brutto giorno la ragazza cadde ammalata. Il califfo disperato chiamò tutti i medici e i maghi più rinomati nel tentativo di guarirla. Invano. Nonostante tutti i tentativi e gli sforzi purtroppo non ci fu niente da fare e la fanciulla in pochi giorni si aggravò e morì. Il califfo sprofondò in una terribile disperazione e per alcuni giorni si chiuse nei suoi appartamenti senza voler vedere nessuno.

Una notte, camminando in un viottolo profumato da numerosi cespugli di gelsomino, vide che un tempietto in riva a uno stagno era illuminato. Incuriosito si avvicinò e vide che la luce proveniva da numerosi lumi che circondavano una fanciulla di meravigliosa bellezza che era talmente identica a Zubaida da far pensare al re che si trattasse della fanciulla in persona. Il re non poté trattenersi e corse verso di lei: “Zubaida, sei tu? Sei tornata? O sei lo spettro della fanciulla che ho amato tanto e che la mia fantasia torturata ha creato per consolarmi nel mio dolore?”. La fanciulla rise con una risata argentina e due fossette birichine apparvero nelle sue guance rosee e vellutate: “Né l’una né l’altro, mio signore. Io sono una Ginn e sono sorella di Zubaida. Quando lei nacque nostra madre, che era una Ginn e l’aveva avuta da un mortale, per sottrarla alla collera del suo signore, mio padre, la nascose presso la famiglia del suo amante mortale e lì Zubaida crebbe, senza sapere di essere figlia di una Ginn e come donna tu l’hai conosciuta”. Così le parlò il califfo: “Ora capisco perché le somigli così tanto, e il mio cuore si è talmente acceso di amore per te che ti prego di lasciarti possedere da me, perché sento che questa cosa non può più essere rimandata”. La fanciulla rispose: “Per la mia serratura mai aperta, ti giuro che mi lascerò possedere da te solo se saprai rispondere al mio quesito. Hai tre notti per risolverlo e hai diritto a tre risposte. Il mio quesito è molto semplice: cosa vogliono in realtà le donne? Domani notte ti aspetto qui e potrai portarmi la tua risposta. Se sarà giusta potrai possedermi, altrimenti tornerò ancora quella successiva e quella dopo e poi, se non avrai risolto l’enigma, non mi vedrai più”. Ciò dicendo, la fanciulla scomparve e il tempietto rimase vuoto e buio.

Il giorno successivo tutti notarono che il califfo sembrava rinato e aveva di nuovo il piglio deciso che gli era solito. Si dedicò agli affari di stato, diede udienza ai suoi sudditi giunti al divano ed entrò dalla regina e la onorò. Poi, mentre giacevano appagati nel talamo regale, il califfo le chiese: “Mia regina, ma tu sai cosa vogliono in realtà le donne?”. La regina, felice che il marito fosse guarito dalla sua disperazione, rifletté qualche minuto, poi parlò: “L’amore prima di tutto, la bellezza e la giovinezza per conquistarlo e un piacere ardente fra le braccia dell’uomo amato”. Il califfo, soddisfatto della risposta, l’abbracciò e se ne tornò nei suoi appartamenti. La notte stessa scese in giardino e giunse al tempietto illuminato dalla luna. La bella Ginn era già lì che lo attendeva. “Mio signore, mi hai portato la risposta?” gli chiese. “Che cosa vogliono in realtà le donne?”. Il re rispose: “L’amore prima di tutto, la bellezza e la giovinezza per conquistarlo e un piacere ardente fra le braccia dell’uomo amato”. Ma la bella Ginn rise: “E’ vero, le donne vogliono anche questo… ma non solo e non come prima cosa… Riprova mio signore, hai ancora due notti di tempo”. E così dicendo scomparve e il tempietto restò vuoto e buio.

Il giorno successivo, il califfo chiese udienza a sua madre. “Madre mia” le chiese dopo averla abbracciata, “ma tu sai dirmi cosa vogliono in realtà le donne?”. La vecchia regina rise: “Ma che strana domanda da parte di un uomo che ha più di 400 donne nel suo Harem! Se non lo sai tu!”. Poi sorrise con dolcezza: “Figlio mio, in realtà quello che chiedi è un grande segreto che nessuno conosce e a cui ogni donna potrebbe rispondere con parole diverse… tuttavia, ti dico per parte mia che forse ciò che le donne veramente vogliono sono dei figli sani e coraggiosi di cui andare fiere, la ricchezza, delle belle vesti, dei gioielli e una vita comoda e al riparo dal disagio… tutte cose che io ho avuto e che mi hanno dato la perfetta felicità”. Il califfo ringraziò e abbracciò nuovamente la madre e poi si ritirò nei suoi appartamenti. Quella notte scese ancora nel giardino illuminato dalla luna a cui mancava un giorno per essere perfettamente piena. La bella Ginn lo attendeva nel tempietto. “Mio signore, mi hai portato la risposta? Cosa vogliono in realtà le donne?”. Il Califfo allora ripeté le parole della regina madre. Ma la Ginn rise ancora: “Mio signore, è vero, le donne vogliono anche questo… ma ancora una volta, questa non è la prima cosa… riprova ancora mio signore, hai ancora una notte di tempo”. Ciò dicendo scomparve e il tempietto rimase vuoto e buio.

Il giorno successivo il califfo si travestì da mercante e, accompagnato dal suo fido visir Jafar, scese in strada per le vie di Baghdad per trovare ispirazione e la risposta al quesito della bella Ginn. Ma nessuno, né uomo, né donna, né abitante di Baghdad, né forestiero seppe dargli una risposta convincente. Il califfo stava quasi per rinunciare quando, verso sera, vide una vecchia mendicante che girava chiedendo l’elemosina. Era così vecchia che doveva essere più vicina ai 100 anni che ai 90, camminava tutta curva e parlava con voce flebile. Il califfo le fece cadere nella ciotola 10 Dinar d’oro e le disse con gentilezza: “Tieni buona donna, sono contento di averti incontrata”. La donna non credeva ai suoi occhi vedendo la ricca elemosina, poi si inginocchiò faticosamente davanti al califfo e gli disse: “Una simile generosità è pari solo a quella del nostro signore, il califfo Harun al-Rashid. Se sei lui permettimi di onorarti come la più umile dei tuoi sudditi, se non lo sei chiedimi quello che vuoi e cercherò di ricambiarti la tua generosità per quello che posso fare”. Il califfo rialzò la vecchierella tremante e le disse sorridendo: “Sì, in verità c’è qualcosa che forse potresti fare per me. Tu sai dirmi cosa vogliono in realtà le donne?”. Allora la vecchia mendicante parlò: “Mio signore, quello che mi chiedi è un grande e terribile segreto che nessuna donna ti rivelerà mai… e che agli uomini non piace sentire… ma io ormai ho così poco da vivere che non ho più niente da perdere a rivelartelo. Ciò che le donne vogliono è solo e semplicemente il potere! Gli uomini desiderano il potere per mangiare cibi abbondanti e raffinati, giacere con belle fanciulle e possedere grandi ricchezze, ma le donne vogliono solo e semplicemente il potere in sé”.

Il califfo tornò a palazzo dove riprese le sue vesti sfarzose, cenò nei suoi appartamenti e poi scese in giardino. La luna ormai piena inargentava le cime degli alberi e illuminava i viottoli come se fosse stato pieno giorno. Il califfo giunse al tempietto, così illuminato dalla luna che la bella Ginn non aveva acceso alcun lume e lo attendeva distesa su dei cuscini e coperta solo da un velo così leggero che non nascondeva nulla delle sue splendide forme. “Allora, mio signore, mi hai portato la risposta? Cosa vogliono in realtà le donne?”. “Mia bella Ginn, ciò che le donne vogliono in realtà è il potere. Solo e semplicemente il potere”. Allora la bella Ginn sorrise, poi si tolse i suoi veli e si stese sotto l’amplesso del califfo che la possedette e la trovò quale perla non forata e giumenta non cavalcata. Per molte notti e per molti anni il califfo dei credenti raggiunse la bella Ginn nel tempietto, finché non giunse Colei che separa gli amici, svuota le case e i palazzi e riempie le tombe. Sia lode all’Altissimo che veglia su tutti noi!».

Il racconto di Marilyn Kunrow ruota intorno al tema del potere e, per questa ragione, è stato associato dall’autrice all’Arcano IV dei Tarocchi, L’Imperatore. Tuttavia, potrebbe a buon diritto essere ricondotto anche all’Arcano XVIII, La Luna. Non a caso, l’astro notturno domina la scena nel momento in cui la splendida Ginn, soddisfatta della risposta del califfo, si concede finalmente a lui. La Luna, infatti, rappresenta il potere al femminile, quel potere cui tutte le donne ambiscono anche se, molto spesso, non ne sono pienamente consapevoli: l’aspirazione a conservare intatta la propria bellezza, l’accento posto sulla propria capacità seduttiva, il desiderio di fare carriera o anche solo di essere considerate l’asse portante della propria famiglia, sono tutti mezzi attraverso i quali le donne puntano all’ottenimento e alla conservazione del potere. Come afferma l’anziana mendicante del racconto, per gli uomini il potere è soltanto un mezzo, mentre per le donne esso è un fine in se stesso. Questa verità è sempre stata ben presente dentro di me: tuttavia, non sono riuscita ad indovinare la risposta al quesito che la Ginn della fiaba pone al califfo! Ciò mi ha fatto riflettere sulle verità che, per quanto lampanti, noi non siamo in grado (o, più spesso, ci rifiutiamo) di vedere… La Verità, però, non deve farci paura, perchè è ciò che ci rende liberi. Quanto al Potere, non demonizziamolo: di per sé, infatti, non è né buono né cattivo e, se utilizzato correttamente, può rivelarsi molto utile, proprio come la Verità.

Il califfo della nostra storia è un uomo lungimirante: mette il suo Potere al servizio della Verità e, per questo, viene favolosamente ricompensato! In vista del Nuovo Anno che ci attende, auguro a tutti voi e a me stessa un esito altrettanto felice… 😉

La mela di Biancaneve