Noto con il nome di Lughnasad presso i Celti, Lammas per i popoli nordici, festa del Faraone Stellare per gli Egizi, e in generale festa del raccolto per gli antichi popoli, altro non è che il 31 di luglio, giorno di mezza estate. Come il 21 di marzo, giorno dell’equinozio di primavera, in cui il Sole ha lasciato il segno dei Pesci ed è entrato nel segno dell’Ariete dando inizio all’anno astrologico, così Lughnasad segna ora una nuova caduta dei valori lunari (il segno del Cancro) e un trionfo di quelli solari (il segno del Leone).
Per gli Egizi il 31 di luglio era un giorno molto importante. Nella piramide di Cheope quattro gallerie erano allineate in modo tale da corrispondere esattamente alla posizione che avrebbero occupato, proprio in questo giorno, quattro astri: Sirio (simbolo della dea Iside), Orione (simbolo di Osiride), Alpha Draconis e Kochab (simboli dell’Ascia di Horus, l’arma che donava l’immortalità). I raggi delle quattro stelle arrivavano a colpire, tutti insieme, una camera nel cuore della piramide, detta “Caverna Cosmica”: la luce consacrava il Faraone “dio delle stelle”, in quello che era detto “giorno dei misteri della magia stellare”.
Per i popoli del Nord, Lammas era la celebrazione del matrimonio tra il dio Odino e la dea Frigg nel Walhalla. Presso i Celti Lughnasad era la festività dedicata al dio Lugh, protettore dell’abbondanza delle messi. Un’usanza antichissima, che resiste ancora oggi in Bretagna e Scozia, era quella di lasciare incolto un pezzo di ogni campo: al momento della mietitura vi si sarebbe deposto un fascio di spighe come offerta allo spirito della terra. Il fascio era prelevato dall’ultimo covone, visto come il simbolo del dio del grano che moriva. Dallo stesso covone si toglievano anche alcuni chicchi, destinati a mescolarsi ai semi della nuova semina autunnale, come simbolo della continuità tra la vita e la morte.

Poichè il raccolto dava di che vivere, la mietitura era vissuta con grande sacralità unita ad intransigenza nei confronti dei trasgressori: chi, in quei giorni, rubava gli attrezzi per mietere, veniva sacrificato sul campo e fatto a pezzi ritualmente; ogni pezzo era considerato un seme che avrebbe propiziato il nuovo raccolto. Se i contadini erano costretti, per la venuta della sera, per la pioggia o per altri inconvenienti, a interrompere la mietitura, ponevano di traverso sugli attrezzi un pezzo di legno ornato di amuleti, per impedire che gli spiriti maligni mandassero a male il raccolto.
Lughnasad era la festa più popolare e più sociale, a cui partecipavano proprio tutti, persino le tribù in guerra, che facevano una pausa di due giorni. La tregua era propizia per banchetti, giochi e scambi commerciali, ma anche per assistere alle esibizioni di poeti e musici che gareggiavano tra loro. Si celebravano, inoltre, matrimoni: spesso ciò avveniva per ufficializzare la situazione di coppie che si erano congiunte durante la festa di Beltane (il Primo Maggio) e che avevano ricevuto dagli dei il dono di una nuova vita.
Lughnasad rappresenta dunque un momento di Morte e Rinascita. Celebriamo questo magico giorno dell’anno invocando il potere di crescita dei nostri semi interiori:
Il potere del Raccolto è dentro me.
Come il seme cade a terra e rinasce,
anch’io cresco con il passare delle stagioni.
Come il seme si radica alla fertile terra,
anch’io troverò le mie radici e muterò.
Come il più piccolo seme diventa la più grande quercia,
anch’io fiorirò là dove sono caduto.
Come il grano raccolto per l’inverno,
anch’io conserverò con amore
ciò di cui potrò ben servirmi in futuro.