Se ci facciamo caso, scopriremo che l’Universo comunica con noi attraverso la sincronicità, quel fenomeno che si manifesta quando due eventi del tutto slegati si incontrano in maniera casuale, creando una congiunzione significativa per l’osservatore.
Una forma particolare di sincronicità si verifica allorchè ci capita di udire in maniera del tutto casuale una frase pronunciata da qualcuno, e dentro di noi percepiamo quelle parole come un consiglio o un suggerimento che può esserci utile, come la risposta ad una domanda che avevamo in mente, o addirittura come la soluzione a un problema che ci assillava. Questo fenomeno può essere considerato un vero e proprio metodo divinatorio, definito “cledonomanzia” poiché si basa sulla ricezione del “cledon”, cioè la voce nella folla (dal greco “klédon”, che significa “nome augurale” o “parola di presagio”).
Cenni storici
La cledonomanzia ha origini molto antiche. Pausania il Periegeta, scrittore e geografo greco vissuto nel II secolo d.C., riporta nei suoi scritti che la divinazione tramite i cledon era già praticata a Tebe nel tempio di Apollo e soprattutto a Smirne, nell’attuale Turchia: qui c’era infatti un tempio in cui i responsi oracolari si davano e si ricevevano interpretando le parole ascoltate dalla folla, dopo aver chiesto l’intercessione degli dei. In questa forma di divinazione, un ruolo di primo piano era rivestito da Hermes, il messaggero degli dei, “responsabile dell’interpretazione e della distinzione di tutte le cose”. I discorsi della folla in piazza erano gli strumenti attraverso cui Hermes parlava al consultante, comunicandogli la risposta alla sua domanda. Grazie alla facilità di ottenere il responso, nonché di interpretarlo senza bisogno dell’intermediazione di un sacerdote, la pratica si diffuse rapidamente oltre le mura dei templi, espandendosi anche al di fuori del suolo greco.
Eredità nell’Italia meridionale
Non stupisce che la cledonomanzia sia sopravvissuta al progressivo estinguersi delle religioni pagane, mantenendosi quasi immutata fino ai giorni nostri. Con l’avvento del Cristianesimo, naturalmente, vi è stato un adattamento delle invocazioni, che sono state trasformate in preghiere rivolte principalmente ai santi, agli angeli o alle anime del purgatorio. Questo sincretismo si è verificato soprattutto nelle regioni dell’Italia meridionale (la Magna Grecia dell’antichità), dove questa forma di divinazione viene tramandata e praticata in ambito quasi esclusivamente femminile.
In Sicilia è d’uso un rituale che prevede una fiaccolata delle donne fino al luogo sacro preposto alla divinazione, ovvero la chiesa consacrata al santo di cui si chiede l’intercessione. Durante “u viaggiu”, una delle partecipanti recita un’apposita preghiera in dialetto (chiamata “novena” perchè deve essere ripetuta nove volte), mentre le altre cercano di intercettare e memorizzare parole o frasi provenienti dalla folla, poichè tra queste potrebbe celarsi la risposta al quesito inizialmente posto al santo.
In altre tradizioni si ascoltano anche i suoni non articolati in parole, come ad esempio i versi degli animali (galli, uccellini), il suono delle campane, il clacson delle auto, lo sbattere di porte e così via. Secondo la credenza popolare, quei suoni potrebbero provenire dalle Anime Sante e avrebbero dunque un significato, interpretabile in base alle convenzioni del luogo oppure consultando il libro dei sogni.
Sebbene con similitudini di fondo, ogni territorio ha le sue tradizioni, le sue specifiche preghiere e i suoi santi di riferimento. Il santo maggiormente invocato è forse san Giovanni, in due dei suoi aspetti: il Battista, a conferma del fatto che la notte del 24 giugno, a lui dedicata, è un momento ottimale per le divinazioni; il Decollato, in quanto patrono delle anime “incontrollabili”, giunte in purgatorio in seguito ad una morte violenta. Vi sono poi culti meno diffusi ma comunque interessanti, relativi a san Giorgio, san Pasquale, san Vito, san Giuliano, sant’Antonio da Padova, santa Marta, santa Monica, nonché a varie declinazioni della figura della Madonna.
Le orazioni
Moltissime sono le orazioni o filastrocche che è possibile recitare, di solito nei minuti che precedono la mezzanotte, dopo aver scritto la domanda su un foglietto bianco e aver posto una candela votiva accesa davanti all’immagine del santo o della Madonna. L’orazione prescelta deve essere ripetuta nove volte di seguito, contemplando l’immagine sacra oppure mentre ci si affaccia alla finestra o al balcone o si scende in strada, possibilmente dirigendosi ad un crocevia.
In Puglia, la preghiera è rivolta quasi sempre a santa Monica, patrona delle donne sposate, delle madri e delle vedove. In passato, le ragazze usavano chiedere se si sarebbero sposate o meno. Al giorno d’oggi, ci si rivolge alla santa soprattutto per chiedere notizie di una persona amata che si è allontanata. La filastrocca utilizzata a questo scopo recita così, in italiano: «Santa Monica pietosa, Santa Monica lacrimosa; a Roma andasti e da Milano venisti; e come portasti notizie del tuo figliolo, così portami notizie di …..(nome)».
Attraverso la pratica della cledonomanzia, comunque, è possibile chiedere qualunque cosa rappresenti un dubbio. In Campania, a questo scopo, ci si rivolge in particolare a san Pasquale. Suona molto bene anche in italiano una filastrocca a lui rivolta: «San Pasquale, grande Santo, questa Grazia vi domando: se è bene o se è male, un segnale mi dovete dare. Se è per bene: gallo cantare, orologio suonare, gente passare. Se è per male: qualcuno l’acqua deve buttare».
Segnali a cui fare attenzione
Al giorno d’oggi non occorre attendere la mezzanotte per dedicarsi a questa pratica divinatoria, e naturalmente è possibile ideare le proprie orazioni e rivolgerle anche a dei e ad entità non appartenenti alla tradizione cristiana, a seconda delle credenze personali. Dopo aver recitato la preghiera ci si dispone a cogliere al volo le frasi dei passanti, ma anche a ricevere segnali di altro genere. I presagi possono essere positivi o negativi: i discorsi dei passanti o il canto di un uomo o di una donna vanno interpretati in base alle parole che si riesce a carpire; le voci indistinte di bimbi che giocano sono beneauguranti; una risata è positiva a meno che non sia sarcastica, mentre sempre negativo è il pianto; la chiusura di una porta, di un cancello o di uno sportello d’auto annuncia la fine di una situazione; uno scroscio d’acqua è portatore di lacrime; pioggia, vento e temporale improvviso portano male; l’abbaiare di un cane o il canto di un uccello annunciano l’imminente risoluzione del problema oggetto della divinazione; ed anche il fischio di un treno o il rombo di un aereo sono segnali di ottimo auspicio!