Il termine “extrasensi” sta ad indicare i nostri sensi sottili, quelle facoltà percettive che derivano dai nostri corpi sottili. Sul piano fisico siamo dotati di cinque sensi (vista, udito, gusto, olfatto, tatto), che sono ben definiti e tra loro distinti. Sul piano sottile, dove i confini sono molto più sfumati, non è sempre così agevole distinguere un extrasenso da un altro, ma in generale possiamo suddividerli in quattro categorie, ovvero: chiaroudienza, chiaroveggenza, chiarosenzienza e chiaroconoscenza.
Parlerò qui della Chiarosenzienza, quella facoltà che permette di avere delle percezioni istintive, “a pelle”, in risposta alle energie di cui si è circondati, siano esse emanate da persone, luoghi o situazioni particolari. Tali sensazioni, gradevoli o spiacevoli che siano, possono a volte sfociare in reazioni fisiche piuttosto evidenti, come ad esempio brividi, pelle d’oca, percezione di freddo o di calore, o persino pizzicore in qualche parte del corpo. In altri casi le sensazioni possono essere più sfumate, esprimendosi principalmente sul piano psichico.
In genere gli extrasensi tendono ad aprirsi nei momenti di maggior calma, sia interiore che esteriore. Da questo punto di vista, però, la chiarosenzienza rappresenta una parziale eccezione, poiché può manifestarsi in maniera più forte ed evidente proprio in periodi di forte stress, sia fisico che psichico.
Alcuni individui sono particolarmente sensibili alle energie, tanto che fanno fatica a stare, ad esempio, all’interno di alcuni ambienti o a contatto con un certo tipo di persone, di cui percepiscono una presunta “negatività”. A tal proposito, però, penso sia importante ricordare che l’energia è semplicemente neutra, e non può quindi essere definita “positiva” o “negativa”: siamo noi che la percepiamo in un modo o in un altro, in base alla nostra soggettività.
Tra coloro nei quali la chiarosenzienza è maggiormente sviluppata, vi è anche chi, tramite questo extrasenso, riesce a percepire delle “presenze”, ovvero la vicinanza di esseri appartenenti ad altre dimensioni.
Vi è poi un altro genere di chiarosenzienza, che potrei definire più “fisico” perchè si esprime attraverso l’intelligenza del corpo. La scrittura automatica è un perfetto esempio di questa forma di chiarosenzienza, come pure la capacità di utilizzare il pendolo per trovare risposte alle proprie domande. Anche i cartomanti sono dotati di questa facoltà: il fatto di scegliere istintivamente una carta dopo aver mischiato il mazzo, infatti, è un gesto che esprime una certa “capacità di sentire”.
In realtà la chiarosenzienza, nelle sue diverse forme, è una facoltà che appartiene a moltissime persone, ma non è sempre così facile da riconoscere, perchè spesso si manifesta in maniera alquanto evanescente. Posso portare qui ad esempio la mia esperienza personale. Fino a non molto tempo fa pensavo di non possedere grandi capacità percettive, finchè a un certo punto ho capito di essermi semplicemente fatta “sviare” da una convinzione errata: in realtà sono sempre stata dotata di un certo grado di chiarosenzienza, ma non riuscivo a riconoscere in me la presenza di questa facoltà. A volte, ad esempio, mi capita di provare delle sensazioni negative, di sentirmi nervosa senza alcun motivo apparente. Poi, qualche minuto o qualche ora dopo, si verifica magari un episodio spiacevole oppure mi succede di litigare con qualcuno, e solo a quel punto comprendo che la mia inquietudine era legata a ciò che stava per accadere. Da ciò credo di poter evincere che, quando si è particolarmente focalizzati sul piano mentale (come avviene nel mio caso), è più difficile riconoscere le proprie sensazioni “a pelle”, perchè queste vengono in qualche modo filtrate dalla mente e quindi percepite in maniera molto sfumata.
Personalmente ritengo che anche l’empatia (ovvero la capacità di sentire “a pelle” le emozioni altrui) sia una forma di chiarosenzienza, specie se si manifesta nei confronti di persone quasi sconosciute, con le quali cioè non si hanno particolari legami o contatti stretti. Naturalmente esiste anche il lato in ombra, rispetto alla luminosa capacità di provare empatia: questo aspetto meno piacevole è rappresentato dal fastidio, a volte apparentemente immotivato, che possiamo provare nei confronti di qualcuno. Non c’è nulla di “moralmente sbagliato” in questo: attraverso una sensazione negativa, anzi, è possibile che l’inconscio ci metta in guardia da un’insidia o da un pericolo, e ci induca quindi ad evitare un determinato contatto. Perciò, se capitasse di provare una sensazione particolarmente spiacevole nei confronti di un’altra persona, sarebbe meglio allontanarsene. Al tempo stesso, però, penso sia molto importante evitare di “giudicare male” qualunque essere umano. Tra le molte ragioni per cui è bene astenersi dal giudizio, ve n’è una che ha una particolare attinenza con il tema delle percezioni sottili: credo infatti che le persone abituate a giudicare negativamente gli altri, o comunque a coltivare pensieri poco edificanti, tendano inevitabilmente ad ostacolare il risveglio delle proprie facoltà extrasensoriali. Qualcuno forse non si troverà d’accordo con questa affermazione, ma credo comunque che da essa si possa trarre qualche utile spunto di riflessione.