La Befana vien di notte…

Il nome “Befana” deriva dalla corruzione lessicale di “Epifania” (sostantivo proveniente dal greco “epifáneia”), avvenuta attraverso i termini “bifanìa” e “befanìa”.

Caratteristica del Bel Paese, meno conosciuta nel resto del mondo, la Befana è descritta dalla tradizione come una donna molto anziana che vola su una logora scopa, per fare visita ai bambini nella notte tra il 5 e il 6 gennaio, e riempire le calze lasciate appese sul camino o vicino a una finestra. I bambini che durante l’anno si sono comportati bene riceveranno dolci, caramelle, frutta secca o piccoli giocattoli, ma chi avrà fatto il monello troverà le calze riempite con il carbone o con l’aglio.

L’origine della Befana è probabilmente da ricercare in un insieme di riti propiziatori pagani risalenti al X-VI secolo a.C., ed è connessa ai cicli stagionali e agricoli di morte e rinascita.

LE DODICI NOTTI
Presso gli antichi Romani, le feste per il solstizio d’inverno del 21-22 dicembre erano molto sentite: coincidevano in parte con le antiche celebrazioni dei Saturnali, e sfociavano nella festa di Mithra (o del “Sol Invictus”), fissata dall’imperatore Aureliano al 25 dicembre. La dodicesima notte dopo il solstizio invernale, si celebrava la morte e la rinascita della Natura.

I Romani credevano che in queste dodici notti (che rappresentavano i dodici mesi dell’anno secondo il calendario introdotto da Giulio Cesare), alcune figure femminili volassero sui campi coltivati, per propiziare la fertilità dei futuri raccolti: da qui avrebbe avuto origine il mito della vecchia che si alza in volo per portare doni ai bimbi meritevoli.

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DEA O STREGA?
La vecchia Befana che festeggiamo al giorno d’oggi, in origine era in realtà una dea. Alcuni ritengono che, presso gli antichi Romani, questa dea potesse essere Diana, la dea lunare della caccia; secondo altri, si trattava invece di una divinità minore, chiamata Sàtia (dea della sazietà) oppure Abùndia (dea dell’abbondanza). Un’altra ipotesi collega la Befana con una antica festa romana che si svolgeva sempre in inverno in onore di Giano e Strenia (da cui deriva anche il termine “strenna”) e durante la quale ci si scambiavano regali. La Befana potrebbe però ricondursi anche ad alcune figure della mitologia germanica, come ad esempio Holda e Berchta, sempre come una personificazione al femminile della stessa Natura invernale.

A partire dal IV secolo d.C., la Chiesa di Roma cominciò a condannare tutti i riti e le credenze pagane, considerandoli frutto di influenze sataniche. Anche la dea della Natura invernale subì una progressiva svalutazione, fino ad assumere, a partire dal Basso Medioevo, i panni di un’orribile vecchia. L’aspetto attuale della Befana, benchè benevolo, è chiaramente riconducibile a quello di una strega. Non a caso, alla Befana è stata associata una scopa volante: questo simbolo, che anticamente rappresentava la purificazione delle case e delle anime in vista della bella stagione, fu successivamente ritenuto strumento di stregoneria.

Inizialmente condannata dalla Chiesa, l’antica divinità pagana fu poi gradualmente accettata dal Cattolicesimo, in quanto personificazione dell’incontro tra il bene e il male. Già all’epoca del teologo Epifanio di Salamina, ovvero nel IV sec. d.C., la ricorrenza dell’Epifania fu proposta alla data della dodicesima notte dopo il Natale, assorbendo così l’antica simbologia numerica pagana.

BEFANA PENTITA
Una leggenda cristiana risalente al XII secolo vuole che i Re Magi, non riuscendo a trovare la strada che avrebbe dovuto condurli a Betlemme da Gesù Bambino, avessero chiesto informazioni a un’anziana signora. La donna diede le indicazioni richieste ma non seguì i tre Magi a far visita al piccolo, nonostante essi l’avessero invitata. In seguito, pentendosi di non averli seguiti, preparò un cesto di dolci e uscì di casa per cercarli, ma non li trovò: così si fermò a ogni casa che trovava lungo il cammino, donando dolciumi ai bambini che incontrava, nella speranza che uno di essi fosse il piccolo Gesù. Da allora la Befana gira il mondo, facendo regali a tutti i bambini, per farsi perdonare quell’antico errore…

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