Tutti abbiamo negli occhi le immagini delle maestose piramidi egizie, dei faraoni con i loro paramenti regali e delle misteriose divinità dalla testa di falco, di ibis o di cane, e spesso vediamo i simboli che erano propri di questa tradizione raffigurati su tatuaggi, monili o magliette… Ma sappiamo davvero cosa significano questi antichi e potenti simboli? Vediamone alcuni tra i più noti e suggestivi.
La Sfinge

Non si tratta solo di uno dei monumenti più famosi della piana di Giza, ma anche di una creatura mitologica di grande importanza per gli egizi. Spesso era raffigurata con un corpo di leone e una testa umana adornata di paramenti regali: in questa forma veniva chiamata “androsfinge” (in greco, “andròs” significa “dell’uomo”). Nei templi egizi, tuttavia, possiamo trovare anche sfingi con altre fattezze: alcune, come le “ieracosfingi”, avevano corpo leonino e testa di falco, mentre altre, come le “criosfingi”, avevano corpo di leone e testa di capra. Nella loro versione greca o assiro-babilonese, erano persino dotate di ali.
In Egitto le sfingi erano collegate al dio sole Amon-Ra, di cui erano gli attenti guardiani: non a caso le troviamo allineate in lunghe file, come se fossero tanti soldati pronti a difendere i templi da invasori sacrileghi.
L’Occhio di Horus

Uno dei più famosi simboli egizi è il “Wadjet”, a noi noto come “Occhio di Horus”, spesso confuso con l’ ”Occhio di Ra”, molto simile ma dal significato differente: si riteneva infatti che l’occhio destro appartenesse a Ra e fosse simbolo del sole, mentre il sinistro appartenesse a Horus e rappresentasse la luna.
In base alle antiche tecniche di misurazione egizie, il disegno dell’occhio è composto da sei differenti frazioni, ognuna con un suo significato relativo ai cinque sensi o al pensiero umano:
– 1/2 rappresenta l’odorato (porzione dell’occhio che punta verso il naso);
– 1/4 rappresenta la vista e la luce (pupilla);
– 1/8 rappresenta il pensiero (sopracciglio);
– 1/16 rappresenta l’udito (porzione dell’occhio che punta verso l’orecchio);
– 1/32 rappresenta il gusto (coda ricurva);
– 1/64 rappresenta il tatto (piede che tocca terra).
Il Falco
Troviamo spesso nei geroglifici l’immagine del falco, che rappresenta la regalità. Questo animale era strettamente associato sia a Horus sia a Ra, che venivano raffigurati infatti con testa di falco. Come Ra era il signore degli dèi e del mondo, così il falco era il re degli uccelli e del cielo. Si diceva inoltre che la forma “ieracocefala” (cioè con testa di falco) di Ra avesse il potere di vedere ogni cosa.
Come possiamo riconoscere quando il falco vuole rappresentare Ra e quando, invece, il più giovane Horus? E’ semplice: quando si riferisce a Horus, il falco indossa la doppia corona dell’Alto e Basso regno (immagine a destra); quando invece si riferisce a Ra, ha sulla testa il disco solare (immagine a sinistra).
L’Ureo

Si dice che il primo Ureo venne creato dalla saliva di Ra sulla sabbia, sulla quale poi Iside disegnò una linea curva.
L’Ureo era il serpente indossato dal faraone come un diadema. Si trattava di un simbolo che conferiva legittimità al regnante e difendeva il suo diritto di governare: raffigurava infatti un cobra dal cappuccio aperto, pronto ad attaccare chiunque si opponesse alla Giustizia, in alcune leggende persino sputando fuoco. Questo serpente però non proteggeva solo il faraone, ma soprattutto il regno: quando infatti vi era un reggente indegno di tale titolo, si diceva che l’Ureo gli si sarebbe rivoltato contro, mordendogli il volto e iniettandogli così il suo veleno letale. Nel mito ciò accadde solo una volta, cioè quando Shu cerca di prendere il trono: dal momento che si era macchiato di gravi colpe, viene allontanato dal serpente protettore del regno.
Gli scettri del faraone

Molto spesso il faraone viene raffigurato con le braccia incrociate, intento a reggere due strani scettri, uno uncinato e l’altro simile a una frusta con varie code. Questi oggetti, i cui nomi egizi sono “Heka” e “Nekhakha”, rappresentano il potere e l’autorità del signore dei due regni.
Inizialmente si trattava di attrezzi agricoli, che apparivano quindi nelle mani di divinità legate ai campi e alla fertilità, ma col tempo divennero attributi di dèi come Osiride, Anubi e Khonsu. Lo scettro uncinato somiglia al bastone di un pastore, mentre la frusta richiama la correggia con cui si separavano i chicchi di grano dall’involucro. Questi attrezzi divennero simboli di potere perché il faraone, prima di tutto, aveva il compito di portare benessere alle sue genti, facendo sì che non mancasse mai il sostentamento necessario.
Il Was

Il Was è un lungo bastone utilizzato come uno scettro, la cui sommità è generalmente decorata con la testa di un animale stilizzato. A volte il Was era raffigurato in mano a faraoni o sacerdoti, ma più di frequente era impugnato da Anubi o Seth. La testa sul manico, spesso, era proprio quella del controverso “animale di Seth”, così chiamato perché gli egittologi non sono ancora sicuri di quale animale si tratti davvero: per alcuni sarebbe un asino, per altri un formichiere, per altri ancora un animale che oggi non conosciamo perchè nel frattempo si sarebbe estinto.
Nell’arte funeraria, il Was simboleggia il benessere del defunto anche nell’aldilà.
(segue…)
L’Egitto ha sempre il suo fascino
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