Natale sotto l’ombrellone?

Alcune settimane fa, su un quotidiano locale della provincia di Torino è apparso un articolo del giornalista e scrittore Enrico Bassignana, piuttosto famoso, almeno in Piemonte, per i libri da lui dedicati a questo territorio. L’articolo in questione si inserisce in un periodo che, in base ai messaggi pubblicitari fuori tempo cui siamo ormai abituati, possiamo tranquillamente definire “prenatalizio”. Nel suo consueto stile tra il serio e il faceto, Bassignana ci invita a riappropriarci della sacralità del tempo e, soprattutto, a difenderci dai dettami di una società dominata da folli logiche commerciali, che tenta in ogni modo di assopire le nostre coscienze e di trasformarci in consumatori lobotomizzati (l’aggettivo è del tutto appropriato, in relazione al contesto). Vi invito quindi a leggere il simpatico articolo che riporto qui di seguito, e vi ricordo che solo voi potete scegliere di non essere dei burattini in mano al sistema, bensì degli esseri umani pensanti (poi, ovviamente, non c’è nulla di male se desiderate gustare una fetta di panettone sotto l’ombrellone!🤣):

«Lunedì 24 settembre, nuovo record: per la prima volta ho visto in televisione una pubblicità legata al Natale (Poltrone e Sofà, a essere precisi). Ogni anno ci faccio attenzione, e ogni anno mi pare che ci sia chi gioca d’anticipo. Peccato per i simpatici falegnami e tappezzieri dall’accento romagnolo: se solo si fossero mossi con un paio di giorni d’anticipo, sarebbero riusciti a piazzare la loro pubblicità natalizia che era ancora estate. E sarebbe stato un bel record.

Su una vicenda di questo genere forse qualche tempo fa avrei recriminato. Per più ragioni, tutte plausibili: dalla trasformazione del Natale in un evento di marketing alla perdita del senso del tempo. Oggi mi mette solo malinconia. Perchè mi pare che il Natale sia definitivamente diventato una “motivazione per l’acquisto”, e che il marketing si sia impossessato del nostro calendario (e delle nostre vite?). Vogliamo farci caso? Calza per la Befana, e poi la grande svendita di panettoni (un tempo detti “di San Biagio”, 3 febbraio) per far fuori le rimanenze. Anche se a inizio febbraio saranno almeno tre mesi e mezzo che staremo mangiando panettoni mandorlati, ripieni, glassati, con e senza i canditi e così via. Senza parlare dei pandoro.

Siamo a Carnevale, poi il 14 febbraio c’è grande festa degli innamorati. 19 marzo, festa del papà. 12 maggio, festa della mamma. In mezzo c’è Pasqua, con uova (disponibili già da inizio gennaio, va da sé) e gran volare di colombe per ogni gusto. Si sta intanto avvicinando il sacro rito delle ferie, altare sul quale sacrificare i risparmi e un’eventuale quattordicesima (chi è così fortunato da averla). Ma le settimane imperniate sul Ferragosto passano veloci, ed ecco arrivare Halloween, allegra americanata, Carnevale d’autunno. Nel frattempo già si pensa al Natale, e al dovere sociale di condensare nell’acquisto di un oggetto ciò che non si è più in grado di esprimere con un dono. Dulcis in fundo il Capodanno, tra tappi di spumante che saltano e scoppio di mortaretti. Con l’obbligo di dirsi felici, di scambiarsi i baci sotto il vischio (chi sa perchè?), di fare il conto alla rovescia di fronte a un televisore. E un altro anno se n’è andato.

Tuttavia credo ci si possa ribellare, dire “no” a chi vuole trasformare il nostro tempo in un catalogo per gli acquisti. Ognuno scelga il suo modo, individui le feste che per lui (o lei, è ovvio) hanno davvero significato, lotti affinchè non si perdano gesti e tradizioni dalle radici antiche. Così si manterranno il senso del tempo, della vita, del rapporto con gli altri. Così potremo augurarci di cuore “Buon Natale!”. Ma fra tre mesi…»

Panettone in spiaggia